Thai Massage e Metta: donare benessere con gentilezza amorevole

Proprio oggi, curiosando sul web, ho trovato un interessantissimo articolo a cura della dott.ssa Anna Carla Possanzini pubblicato da Cristina Radivo.

L’articolo conferma ulteriormente il fatto che la relazione tra Buddhismo e massaggio in Thailandia è molto stretta.

Infatti, fino a tempi abbastanza recenti, il massaggio non era considerato un lavoro, ma semplicemente l’applicazione del “Metta”, termine in lingua Pali e thailandese usato per indicare la “gentilezza amorevole”.

L’arte del massaggio era infatti praticata ed insegnata nei templi (ancora oggi, una delle scuole più importanti si trova proprio nel Wat Po a Bangkok).

CHE COS’È IL METTA?

Un tentativo di traduzione del termine “Metta” potrebbe essere “gentilezza amorevole“.

La pratica del massaggio è, per tradizione, un esercizio di “donazione” di benessere. Il massaggiatore trae la propria soddisfazione dalla consapevolezza di donare e di fare del bene all’altro.

Se pensiamo a questo, ci rendiamo subito conto che la pratica del massaggio non può essere un lavoro, bensì l’instaurazione di un rapporto equiparabile a quello che esiste tra madre-neonato e che si esplica nel prendersi cura totalmente ed incondizionatamente dell’altro.

IL MASSAGGIO COME UN’OPERA D’ARTE

Ogni massaggio è un’esperienza unica ed irripetibile, un po’ come un’opera d’arte. Dipende dalla persona che abbiamo davanti, dal suo stato di salute e relativo stato d’animo: ogni volta queste componenti saranno diverse, con risultati diversi.

La creatività del massaggiatore si può esprimere come quella di un artista nella sua opera.

Nel momento in cui si comincia a ricevere un massaggio, la prima sensazione (talvolta la più difficile da accettare) è quella di dover lasciare la responsabilità del proprio corpo ad un altro, di dover essere completamente passivi e ricettivi, come se si tornasse alla condizione del neonato.

Durante il massaggio dobbiamo stare con noi stessi, senza alcuna distrazione (colleghi, figli, telefono, etc…): siamo “obbligati” a dedicarci un po’ di tempo, senza fare altro.

Per alcuni è molto difficile abbandonare il controllo, ma nel momento in cui ci si riesce e ci si lascia andare subentra il benessere.

La riscoperta del proprio corpo attraverso l’attenzione e la cura di un altro, attraverso il contatto, è un’esperienza primaria paragonabile a quella dell’essere nutriti.